Artribune intervista Mark Bradford

Mark-Bradford

Artribune intervista Mark Bradford

A Venezia, accanto ai dipinti e le installazioni del Padiglione USA ai Giardini, hai presentato un progetto, Process Collettivo, realizzato con Rio Terà dei Pensieri, una cooperativa che si occupa di inserimento lavorativo per i detenuti: arte sì, ma stavolta in forma di puro impegno politico-sociale. Ce ne parli?

È stato straordinario. Prima di tutto la cooperativa è di Venezia ed è lì da vent’anni. Volevo essere discreto, non erano le persone a far parte del mio progetto: io non amo quei progetti in cui vengono puntati i riflettori per 2-3 mesi su una comunità, con i suoi bisogni particolari, e poi la cosa finisce lì. Per me tutto ha a che fare con la sostenibilità, l’organizzazione dev’essere sostenibile. Ed è per questo che ho intrapreso una collaborazione di 6 anni con la cooperativa. Quello che devi fare, semplicemente, è metterti in ascolto; e poi stanziare fondi, senza condizioni. Loro volevano un negozio, perché volevano avere un volto pubblico: era questo che contava. Volevano più fondi per il programma che stavano seguendo, che altrimenti sarebbe giunto al termine. E volevano attenzione.

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