L’artista racconta in queste righe l’origine della sua collaborazione con la Cooperativa, spiegando cosa l’ha colpito dell’attività e dei progetti di Rio Terà dei Pensieri all’interno dei carceri.
«Dal momento in cui ho iniziato a riflettere sull’incarico di rappresentare gli Stati Uniti alla 57. Biennale di Venezia, ho capito di voler coinvolgere la comunità veneziana, i residenti autentici, quelli che vivono regolarmente nel flusso costante di chi arriva per breve tempo da altri luoghi: turisti, viaggiatori, ecc.
È una delle caratteristiche tipiche di Venezia: la maggior parte delle persone che si incontrano, per lo meno in centro e nei dintorni della Biennale, non sono veneziane. Per me è sempre stato importante che l’arte non sia isolata dal contesto: deve coinvolgere la società, altrimenti, a che cosa serve? E ho imparato con l’esperienza che uno dei modi migliori per coinvolgere gli abitanti è quello di entrare in contatto con le comunità che operano a livello locale.
Non appena ho incontrato Liri Longo, presidente di Rio Terà dei Pensieri, e ho compreso l’importanza del lavoro che coordina, ho capito di voler lavorare con questa organizzazione noprofit. Le prigioni non sono la prima cosa che viene in mente quando si pensa a Venezia, nonostante facciano parte della “vita reale” della comunità, un elemento che ho trovato molto interessante.
Nell’estate 2016 ho visitato il carcere maschile e quello femminile e ho passato del tempo con i detenuti, scoprendo i vari programmi offerti da RTdP. Ho compreso immediatamente quanto sia importante il loro lavoro e quanto sia ben gestito. Ho avuto solo una domanda per Liri e la sua squadra: “Come posso rendermi utile?”
Rio Terà dei Pensieri ha una solida storia ventennale di supporto ai carcerati di entrambi i sessi. Da cinque anni l’organizzazione è gestita da Liri, con l’aiuto dei collaboratori del progetto. Uno degli aspetti più formidabili di RTdP è la sua autosufficienza, in quanto tutte le persone coinvolte nel programma provano un senso di appartenenza e di responsabilità e sono enormemente orgogliose di ciò che fanno. Sono persone veramente dedite al progetto, e il loro impegno mi ha convinto di volerne fare parte anch’io.»