“Non so cosa dire…Posso solo dire che mi sento molto fortunato. Nel laboratorio acquisisci un modo di esprimerti e di passare diversamente le giornate, siamo davvero fortunati.”
Le testimonianze dei detenuti che hanno collaborato con Rio Terà dei Pensieri sono una prova dell’importanza che le attività della nostra Cooperativa rivestono all’interno del carcere. Sono storie piene di rabbia, di rimorso e di sconforto, ma dietro l’amarezza delle parole si cela sempre una profonda gratitudine per l’opportunità che è stata loro concessa.
Per i detenuti, lavorare nei nostri laboratori è stata un’occasione per ricominciare, per tornare a una parvenza di normalità e per combattere la noia e la monotonia della vita carceraria.
“Libertà“, “futuro“, “fiducia in se stessi“: sono espressioni che rieccheggiano spesso nei loro racconti. Queste testimonianze avvalorano la tesi secondo cui il lavoro sia uno strumento fondamentale di riscatto e ci incoraggiano giorno dopo giorno a continuare con la nostra missione.

Racconti dal carcere
Venezia
24. 11. 2010
Non so cosa dire…
Posso solo dire che mi sento molto fortunato. Nel laboratorio acquisisci un modo di esprimerti e di passare diversamente le giornate…
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Venezia
24. 11. 2010
Per me l’opportunità lavorativa è stata una vera svolta. Sono di origini romane ed ho un figlio. Quando mi sono trasferito in veneto sono caduto nella tossicodipendenza fino ad arrivare a rapinare una ragazza…
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Venezia
24. 11. 2010
Io sono qui da due anni e quattro mesi, la condanna è favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Vengo dalla Germania dove ho lasciato una famiglia…
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Venezia
08.11.2010
In carcere ho trascorso due anni e sette mesi; sono uscita circa cinque mesi fa… Il primo periodo del carcere è stato allucinante perché ero un vegetale. Ero a letto, non volevo accettare quello che avevo fatto o che non avevo fatto.
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Venezia
08.11.2010
Vengo da Santo Domingo. All’inizio in Italia è stato un po’ difficile perché quando he estado fuori da mio Paese io parlavo sempre inglese e spagnolo. Quando sono arrivato qua… Mamma mia un po’ difficile.
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